Mario Pirovano in Mistero Buffo di Dario Fo
LO SPETTACOLO CHE HA SEGNATO IL TEATRO DEL NOVECENTO
La fame, il potere, l’ingiustizia, l’innocenza raccontati attraverso una comicità straripante, che non perde mai di vista la tradizione né l’attualità.
I Vangeli raccontati come mai prima d’ora.
Mario Pirovano si esibisce nello spettacolo più famoso di Dario Fo, uno straordinario impasto comico-drammatico ormai considerato un classico del ‘900.
La ricchezza del testo e le capacità istrioniche di Mario Pirovano riescono a trasportarci nella dimensione delle farse medievali provocatorie e dissacranti, e nella comicità viva della Commedia dell’Arte.
Le quattro giullarate che l’attore ci presenta, sono tra le più appassionanti del “Mistero Buffo”:
“La fame dello Zanni” racconta la storia di una fame atavica attraverso sproloqui e contorsioni da funambolo.
“La Resurrezione di Lazzaro” è la descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, vissuto come grande happening del tempo.
“Il Primo Miracolo di Gesù Bambino” costituisce il poetico racconto tratto dai Vangeli apocrifi: come il piccolo Jesus, che fa volare gli uccellini di argilla fatti dai compagni, reagisce alla prepotenza di chi glieli distrugge.
“Bonifacio VIII” ci presenta il Pontefice prima nella magnificenza della sua vestizione, poi nel suo incontro-scontro con Gesù. Classico anacronismo medioevale, teso a sottolineare l’immensa differenza tra i due.
In questa pièce Pirovano realizza uno spettacolo dal sapore beffardo e profetico che, attraverso il genio di Dario Fo, ci ricollega alla tradizione del teatro popolare risalente al Medio Evo, È stato Dario Fo a raccogliere per anni documenti di teatro popolare di varie regioni italiane ed a ricostruirli in uno spettacolo omogeneo in cui le capacità mimiche dell’attore sono il mezzo principale dell’espressione teatrale.
L’Accademia di Svezia, conferendo il Premio Nobel per la Letteratura a Dario Fo nel 1997, così motivava la sua scelta: “A Dario Fo… che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati. (…) Se c’è qualcuno che merita l’epiteto di giullare, nel vero senso della parola, questo è lui. Il misto di risa e serietà è il suo strumento per risvegliare le coscienze sugli abusi e le ingiustizie della vita sociale.(…) La tradizione non-istituzionale gioca un ruolo determinante nel teatro di Fo. Spesso fa riferimento ai giullari (joculatores) medievali, alla loro comicità e ai loro misteri. L’opera centrale “Mistero buffo” del 1969 si basa su vecchie fonti interpretate da Fo nella sua chiave personale.”

