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LA FEBBRE DEL SABATO SERA | Director’s Cut

In occasione del 40° anno dalla prima uscita in sala

SOLO IL 5 E 6 DICEMBRE A I PORTICI

V.M. 14 ANNI


Un film di John Badham
con John Travolta, Karen Lynn Gorney, Barry Miller, Joseph Cali, Paul Pape, Donna Pescow, Bruce Ornstein.
(USA 1977) Musicale. Durata: 122′BUY_wh

Restaurato in 4K nel 2016 da Paramount e dal regista John Badham presso i laboratori Technicolor e Deluxe a partire dal negativo originale 35mm e dalle tre matrici 35mm
Per l’italoamericano Tony Manero, il ballo è strumento di riscatto sociale e morale. John Travolta, vestito di bianco tra i colori pop della pista e la colonna sonora dei Bee Gees, quintessenza della
disco music, è l’eroe proletario di uno dei film musicali di maggiore successo di sempre, un vero e proprio culto che ha impresso un segno indelebile nella storia del cinema e del costume. Dietro lo
sfavillio delle luci stroboscopiche, resta l’amarezza di un crudo ritratto giovanile, sullo sfondo di una Brooklyn livida e marginale.
Da Follie d’inverno a Spettacolo di varietà fino a La La Land, la maggior parte dei musical rivela un lato maniaco-depressivo, una tendenza ad attraversare i vari stati d’animo dalla depressione
all’euforia. Saturday Night Fever esaspera in maniera singolare questo schema oscillando tra due visioni contrastanti: il quartiere di Bay Ridge a Brooklyn è una sorta di inferno in terra in cui gli
abitanti trascorrono le giornale a umiliarsi reciprocamente, mentre la gloria e l’esaltazione vissute ballando nella discoteca 2001 Odissey assumono tratti paradisiaci e utopici. L’interazione tra i due
registri conferisce al film la sua energia. La sceneggiatura di Norman Wexler si ispira a un articolo apparso sul New York Magazine, “Tribal Rites of the New Saturday Night”: l’autore, il critico musicale britannico Nik Cohn, una ventina d’anni dopo confessò che il pezzo era frutto d’invenzione più che d’osservazione. Ma il film di John Badham – che nel director’s cut dura cinque minuti di più – fonda i suoi dettagli su un mondo perfettamente credibile: diversamente dalla maggior parte dei musical, sono poche in Saturday Night Fever le incursioni nella pura fantasia […].
Scena di ballo culminante è l’assolo di Tony, la sera in cui Stephanie non si fa vedere in discoteca.
Come suggerì Jerry Lewis nella sua parodia in Bentornato, picchiatello!, il tipo di fantasia suscitata dal ballo di Travolta è più solipsistica che romantica: l’affermazione di un trionfo solitario.

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